Genève

Le avventure di una ginevrina di nascita, partita per anni, che torna a "casa" ma deve riscoprire la sua città.
Le avventure di un'italo-francese, che torna alle origini per lavorare al Consolato Italiano.
Le avventure di Cora, tra ricordi e novità, nella sua amata Ginevra.

domenica 22 luglio 2012

L'orage est dans l'air

Per quelli che si chiedono che fine ho fatto, sono ancora viva. Cerco di andare avanti, di superare la crisi e il mese di agosto mantenendo la mia "sanità" mentale (se mai l'ho avuta... forse dovrei dire la mia normale pazzia). In un ambiente dove è tutta una questione di competizione, dove d'amicizia non si ha neanche l'ombra, dove lavori tutta la giornata in un open space con altre 10 persone, e il telefono di ognuna che suona con gli altri ad ogni chiamata, dove senti italiano spagnolo inglese tedesco e francese mescolarsi e diventare incomprensibile, unicamente con compagnia femminile, ecco, in un ambiente del genere è difficile uscire dall'ufficio senza mal di testa e amarezza in bocca. Aggiungiamoci che l'ufficio è anche una sottospecie di call center, perché "gestiamo i clienti dalla A alla Z", e ovviamente i clienti pensano che siamo i loro schiavetti. Cambiamenti a due giorni dalla partenza, crisi di panico, perdita di documenti, trasferimenti aeroportuali, scuole incompetenti, problemi d'alloggio. A fine mese avrò la seconda valutazione da parte dei miei capi, e di certo non posso dir loro che va tutto bene, anzi. Di questo passo mollo tutto prima di impazzire, che dei problemi altrui ne ho piene le tasche, le scatole e gli attributi maschili (che non ho, ma ormai è come se li avessi). Altra carne sul fuoco? ODIO Montreux. Assolutamente e irrimediabilmente. Odio la sua superficialità, la mancanza totale di cultura, i marciapiedi affollati solo da ricchi vecchietti snob e turisti, il fatto che viva per l'unico, pietoso evento dell'anno, un jazz festival che di jazz non ha nulla e di kitch pietoso fin troppo, che sia delle dimensioni di un paesello ma con la pretenzione di una città, e i prezzi alle stelle. Che sia circondata dalle montagne, asfissiante, opprimente, con continui temporali e nuvoloni che neanche si sa da dove spuntino. Che nonostante la sua popolazione composta unicamente da ultrasessantenni e persone della mia ditta, nessuno si fermi a scambiare due chiacchiere col vicino, no no, non sia mai! E se persino il mio ragazzo che è un perenne ottimista finisce col dirmi che Montreux non gli piace, vi lascio immaginare quanto possa piacere a me, che sono costretta a viverci e a lavorarci! Che di viste del lago e bel panorama non si vive di certo... Ho passato anni a cercare di tornare nell'unico posto che chiamo casa, la mia amata Genève, e quando finalmente ci riesco mi viene sottratta. Montreux sarà anche in Svizzera, ma NON è il posto dove voglio vivere, neanche per un anno. Quindi, cari datori di lavoro, se al termine del contratto non mi proponete di meglio che quest'inferno estivo che si trasforma in mortorio invernale, scordatevi che rimanga qui a lasciarmi prendere dall'apatia per sopravvivere. Prossimamente, su queste pagine, una parodia satirica delle giornate lavorative, liberamente ispirate da un dialogo via skype con Chemo Dostojevsky, che ringrazio per il supporto morale! Non ci resta che ridere... per non piangere.