Genève

Le avventure di una ginevrina di nascita, partita per anni, che torna a "casa" ma deve riscoprire la sua città.
Le avventure di un'italo-francese, che torna alle origini per lavorare al Consolato Italiano.
Le avventure di Cora, tra ricordi e novità, nella sua amata Ginevra.

lunedì 27 agosto 2012

Des chinoiseries...

A me è sempre piaciuto il Giappone. L'incontro tra tradizione ed innovazione, la capacità che i giapponesi hanno di risollevarsi nonostante le difficoltà, i sacrifici ai quali sono educati fin da piccoli, l'intensità di Tokyo e la calma di Takayama, l'esuberanza delle kogal di Shibuya e la delicata grazia delle geisha di Gion. I manga, il j-rock, il sushi, gli origami, i kimono, l'ikebana, il monte Fuji, i ciliegi in fiore, i tre termini per differenziare l'amore.
Il Giappone mi piace davvero.

 Alle elementari, avevo deciso di imparare la lingua nipponica. Avevo le mie tabelline in hiragana e katakana, con l'alfabeto accanto.
Alle medie, disegnavo personaggi in stile shojo, divoravo manga e cantavo (ergo, cercavo di cantare) le sigle dei miei anime preferiti in lingua originale (facendo probabilmente fuggire ogni giapponese nel raggio di dieci chilometri).
Alle superiori, i miei quaderni erano fatti di note scolastiche e disegni, scarabocchi, espressioni giapponesi. La mia carissima amica dagli occhioni azzurri, Vale Valu Bella Bambola, era mia fedele compagna di letture sottobanco, martedì sera per l'anime night, di fanfictions e disegni. Ci eravamo rispettivamente soprannominate Stupida Scimmia e Bonzo Corrotto, aka Son Goku e Genjo Sanzo, per chi li conosce.

Tutt'ora, benché abbia smesso di svuotare il mio portafoglio in fumetteria, leggo qualche buon manga. Scrivo rare fanfictions, ma ormai scrivo raramente in generale.

 Per me c'è sempre stata una differenza tra Giappone e Cina.
Senza entrare nei dettagli, posso dirvi di aver studiato due anni di lingua e cultura cinese. L'abbandono è stato forzato, nel senso che ero l'unica studentessa rimasta dei quasi cento iniziali. Però più imparavo a conoscere il popolo cinese, più mi piaceva quello giapponese.
Per un insieme di fattori, non sono mai riuscita a legare con un cinese, mentre ho amici giapponesi con i quali adoro discutere di una moltitudine di cose.

 Qualche settimana fa, mi sono ritrovata con l'iscrizione di una cinese per un soggiorno di 5 settimane in Inghilterra. Un'angosciata cronica, vedeva tutto nero, e a una settimana dalla partenza non aveva ancora il suo visto. Neanche a un giorno dalla partenza. Ho fatto mari e monti per convincere la scuola a mantenere la sua iscrizione e soprattutto a confermarmi la famiglia ospitante. Chiamavo la cliente ogni giorno, sperando mi dicesse finalmente che aveva ottenuto il documento. Abbiamo persino spostato di una settimana il soggiorno, senza spese di modifica dietro mia richiesta. A 12 ore dalla partenza, il visto è arrivato, alleluia! Ho chiamato la cliente per felicitarmi con lei, fornirle le ultime informazioni, e augurarle buon viaggio. Non ha neanche detto grazie.
Da allora è partita, è a metà soggiorno, non risponde alle emails, e non si è mai fatta viva.
Alla faccia della riconoscenza.

 Due mesi fa, esattamente il 25 giugno, è sbarcata qui un'altra cinese. (forse dovrei dire atterrata... ma non rende l'idea).
Non vi fornirò dettagli, immaginiamo che si chiami Yu e sia arrivata a Montreux dove ha chiesto un alloggio provvisorio ad un vecchio amico. Ha detto che sarebbe rimasta per poco, il tempo di trovarsi un'altra sistemazione. Poi ha chiesto se poteva rimanere un mese, ovviamente senza proporre nessun contributo economico. Poi la ragione per cui era inizialmente venuta è scomparsa, ma Yu è rimasta.
Con un ex-marito qui in Svizzera, un attuale marito in Cina, e un amante (qui a Montreux, ovviamente).
Tuttavia continuava a vivere dal vecchio amico che, poverino, non osava dirle nulla. Neanche quando lei rientrava alle 5 di notte dopo aver perso tutti i soldi guadagnati in giornata giocando al casinò.
 "Andrò via presto", "domenica prossima", "Aspetto dei soldi da una persona che deve rimborsarmi", "A casa in Cina ora non c'è nessuno, almeno qui sto con voi", "il mio aereo è stato posticipato, devo aspettare che le autorità cinesi diano una nuova data".

La versione di oggi, dopo DUE MESI dal suo arrivo: "E' scoppiata la guerra in Cina"!!
Ma dico io, Yu dei miei due stivali, quando ti decidi a toglierti dalle scatole, che adesso hai veramente rotto con scuse, cose prese ma non tue, monopolio del bagno, orari di ritorno in stato di ubriachezza che svegliano tutti, insomma, con questa falsità che è tutta tua, ma è composta anche dalla perfezione con la quale il tuo popolo dice una cosa, ne pensa un'altra, e agisce in modo ancora diverso??? Perché qui dal vecchio amico ci sono anch'io, che pago un AFFITTO per stare in santa pace, che compro lo shampoo e la marmellata che prendi senza chiedere permesso, e soprattutto mi sono rotta dei tuoi modi di pagamento, ergo tramite film porno, a quel pover'uomo che non sa dirti di no!

 Scusatemi per lo sfogo, e soprattutto non prendetelo come una critica verso tutto il popolo cinese. Parlo di due casi personali e troppo vicini per passarci sopra. E ho sentito recentemente un commento fatto da una collega, "eh, 'sti orientali, cinesi, giapponesi, coreani, tutti la stessa cosa sono!". Ma neanche per scherzo.
Poi parlo soprattutto col mio amore per il Giappone, che mi rende più che parziale.

Detto questo, Yakitate Ja-Pan! ;)